Eugenio Iannella e il Civico 25

Non molto tempo fa, in un angolo di Castel Bolognese, è nato Civico 25, un luogo magico, molto più di una pizzeria. Qui si impastano inclusione, sogni e dignità. Eugenio Iannella, pizzaiolo e fratello, ha dato forma a un progetto che nasce dall’amore e cresce ogni giorno nel sorriso e nella determinazione dei ragazzi disabili che lo affiancano, a cui dedica se stesso.
 
In questo locale, ogni pizza racconta una storia fatta di cura, autonomia e orgoglio condiviso. Potrebbe sembrare un’utopia e invece è una bellissima realtà. E, come se non bastasse, le pizze sono anche buone!
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Eugenio, racconti spesso che tuo fratello è stato la scintilla di questo progetto. Com’è nata davvero l’idea di Civico 25 e cosa significa per te inclusione?
L’idea di Civico 25 nasce da un amore profondo. Quello per mio fratello, che ha la sindrome di Down. Crescere con lui mi ha insegnato cosa significhi davvero la parola unicità. Ho visto con i miei occhi quanto la società possa essere ingiusta o distratta verso chi è solo un po’ diverso. A un certo punto ho sentito che non potevo più restare fermo. Dovevo trasformare quell’amore in qualcosa di concreto.
 
Così è nato Civico 25: un luogo dove le differenze non solo vengono accettate ma diventano la nostra forza. Inclusione per me significa creare uno spazio dove tutti possano sentirsi utili, rispettati, valorizzati. È smettere di chiedere alle persone di adattarsi al mondo, e cominciare a costruire un mondo che si adatti anche a loro.
 
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E tu, invece, chi sei? E qual è la tua pizza preferita?
Sono un pizzaiolo ma soprattutto un fratello. Sono una persona che ha deciso di mettere la propria esperienza professionale al servizio di qualcosa di più grande: un sogno che sa di giustizia, dignità e calore umano. La mia pizza preferita? Forse la nostra versione di una Margherita sbagliata, una nostra creazione in cui cambiamo l’ordine degli ingredienti e otteniamo un sapore sorprendente. Mi piace perché è un po’ come la vita dei ragazzi che lavorano con noi; diversa da come te l’aspetti ma bellissima.
Aprire un locale con una missione così forte non dev’essere stato semplice. C’è stato un momento in cui hai pensato di mollare? E cosa, invece, ti ha impedito di farlo?
Sì, ci sono stati momenti durissimi. Le difficoltà burocratiche, i dubbi degli altri, la stanchezza… aprire un’attività è già complicato di per sé, farlo con una missione sociale lo è ancora di più. Ma ogni volta che pensavo di mollare, bastava guardare mio fratello. Pensare a cosa significasse per lui questo progetto e per tutti i ragazzi come lui. Non potevo fermarmi, perché il mio perché era troppo grande. E perché sapevo che stavamo costruendo qualcosa che avrebbe lasciato il segno.
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Civico 25 è una pizzeria ma è anche un laboratorio umano e sociale. Com’è lavorare ogni giorno con ragazzi così speciali e vedere crescere il loro impegno e la loro autonomia? Immagino che ci siano anche tanti momenti pieni di sorrisi.
È un’esperienza che ti cambia. Vedere i ragazzi imparare, migliorare, superare piccoli ostacoli ogni giorno è qualcosa che non ha prezzo. Lavorare con loro significa vedere la bellezza nella lentezza, nella cura, nei gesti che altri darebbero per scontati. E sì, ci sono tantissimi sorrisi. Sinceri, contagiosi, profondi. Ci sono abbracci spontanei, risate inaspettate e una gioia che ti resta addosso anche quando esci dalla cucina.
 
C’è qualche pizza alla quale sei particolarmente legato e magari ritieni rappresentativa di questa bella realtà? Raccontamene un paio.
La Fratellanza è una delle pizze simbolo: zucca, speck croccante e provola affumicata. Dolce e salato insieme, come le emozioni che viviamo qui dentro. È un abbraccio di sapori diversi, che insieme raccontano la nostra squadra. Un’altra è la Semplice Meraviglia: una margherita rivisitata con pomodorini del piennolo, basilico fresco e mozzarella di bufala. La scegliamo spesso per rappresentarci, perché dietro la sua semplicità si nasconde una cura infinita. Come le cose fatte con amore.
 
Com’è stata accolta dal pubblico la tua idea di dare spazio ai ragazzi disabili?
All’inizio c’era un po’ di curiosità, in qualcuno forse anche un po’ di scetticismo. Ma poi sono arrivati i sorrisi, le strette di mano, gli occhi lucidi dei clienti. La risposta più bella è l’affetto che riceviamo ogni giorno. Le persone tornano, portano amici, parlano di noi. Perché capiscono che qui non si mangia solo una pizza buona ma si respira un’umanità vera. E, quando un cliente si ferma a ringraziare uno dei nostri ragazzi per il servizio o lo chiama per nome… ecco, in quel momento capisco che Civico 25 sta davvero cambiando qualcosa.
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di Noemi Caracciolo

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