Pizza e Pasta italiana
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Editoriale del Mese
Napoli non è una cartolina. Napoli è un’immagine, nel senso etimologico di ciò che appare ma anche di “idea”. Perché di Napoli si può dire tutto e il suo contrario. Perché Napoli è tutto e il suo contrario.
Napoli è il luogo in cui la bellezza paradisiaca dei panorami si scontra con il turismo dell’orrore che viaggia tra il carcere minorile di Mare Fuori e i luoghi volutamente insudiciati di Gomorra, è la città de L’amica geniale ma anche quella di Scugnizzi (che – in realtà – raccontava gli stessi temi di Mare Fuori ma con meno violenza fisica e verbale), è la città in cui andare allo stadio è decisamente più importante del ragù della domenica ma è anche quella in cui lo scudetto è tornato a imprimersi sulle maglie dopo 33 anni, è tra le città d’Italia più amate per il cibo ma anche tra le prime ad avere emesso una norma per fermare per i prossimi tre anni le aperture di nuove attività ristorative nel centro storico. Napoli è dunque la coincidenza degli opposti, la quadratura del cerchio, un museo a cielo aperto di ciò che è quasi impossibile da musealizzare. Ed è per questo che è così affascinante.
In questo numero allora la nostra redazione ha deciso di raccontarvi “per bene” Napoli e l’Italia del Sud: lasciatevi dunque guidare tra le bellezze della città, anche alla scoperta di alcuni dei suoi prodotti più celebri, come i friarielli, la provola e la frittata di maccheroni. Ragionate con noi su cosa voglia dire (davvero) la scoperta dell’affresco della pizza a Pompei e leggete le storie dei protagonisti diversi e complementari della “napoletanità”: l’imprenditore Franco Manna, il pasticciere Sal De Riso, i pizzaioli Antonio Della Volpe e Vincenzo Mansi, le pizzaiole Irene Malfarà, Francesca Gerbasio e Isabella De Cham, l’uomo della pizza fritta di Forcella, Vincenzo Durante. Scoprirete, alla fine, che c’è una parola che accomuna tutte queste pagine, la stessa parola che questo mese auguro a voi che leggete le mie righe di apertura: “coraggio”. Il coraggio di trasformare una “speranza” in un progetto di successo, di andare oltre le lobby della comunicazione gastronomica, di scegliere di essere liberi in un mondo che spesso ci chiede da che parte stiamo.
Un abbraccio,
nio
nio

di Antonio Puzzi
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