Le altre farine
La storia gastronomica del nostro Paese è contrassegnata spesso da ricette che derivano più dalla necessità che dal gusto, più da strategie di sopravvivenza che da scelte volute. Ne è un esempio l’ampia famiglia delle farine alternative che, in particolare in alcune zone d’Italia, ha lasciato tracce consistenti e molto gustose nella tradizione culinaria regionale. Versatili, dal sapore caratteristico e impiegate trasversalmente sia per preparazioni salate che dolci, sono un universo da scoprire che riserva piacevolissime sorprese, ben oltre le più scontate zuppe e vellutate.
Farina di castagne
Si deve a Senofonte, nel IV secolo a.C., la definizione del castagno come “albero del pane”, termine che attraversa i secoli e rende giustizia a una pianta i cui frutti trovarono notevole apprezzamento nel Medioevo, quando carestie, scarsità di raccolti o indisponibilità di cereali costrinsero intere popolazioni a rivolgersi al castagno come alternativa al pane. Frutti saporiti e farinosi, le castagne sono raccolte in autunno, quando i ricci cadono spontaneamente dalla pianta. Estratte dai ricci, le castagne vengono sistemate in sacchi e portate in piccoli essiccatoi dove vengono essiccate per una ventina di giorni. Vengono quindi battute, per pulirle dal guscio e quindi tostate. L’ultima fase è quella della macinatura: poste in un mulino ad acqua o in pietra, macinate e setacciate, le castagne si trasformano in una farina dalla grana uniforme. Il sapore è peculiare e riconoscibilissimo per le note dolci e leggermente terrose.
Si deve a Senofonte, nel IV secolo a.C., la definizione del castagno come “albero del pane”, termine che attraversa i secoli e rende giustizia a una pianta i cui frutti trovarono notevole apprezzamento nel Medioevo, quando carestie, scarsità di raccolti o indisponibilità di cereali costrinsero intere popolazioni a rivolgersi al castagno come alternativa al pane. Frutti saporiti e farinosi, le castagne sono raccolte in autunno, quando i ricci cadono spontaneamente dalla pianta. Estratte dai ricci, le castagne vengono sistemate in sacchi e portate in piccoli essiccatoi dove vengono essiccate per una ventina di giorni. Vengono quindi battute, per pulirle dal guscio e quindi tostate. L’ultima fase è quella della macinatura: poste in un mulino ad acqua o in pietra, macinate e setacciate, le castagne si trasformano in una farina dalla grana uniforme. Il sapore è peculiare e riconoscibilissimo per le note dolci e leggermente terrose.

