That's Amore : il turismo e l'enogastronomia in Italia: un rapporto d'amore

Le previsioni sul turismo in Italia nel 2022 sono confortanti: stando alle stime di Bankitalia, analizzate da Coldiretti, nei primi mesi dell’anno la spesa nel nostro Paese da parte dei turisti stranieri è quadruplicata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e si prevede un +166% del flusso turistico internazionale rispetto al 2021.

26 miliardi € in più rispetto al 2021

Siamo chiaramente in una condizione diversa, dove la paura della pandemia è al momento offuscata da condizioni emergenziali almeno apparentemente migliori dal punto di vista sanitario e da una comunicazione che non mette più in evidenza le questioni legate al Coronavirus, concentrandosi invece sulla situazione politica e bellica internazionale. Sarà anche per questo motivo che, a beneficiare delle bellezze del nostro Paese, saranno anche gli Italiani che, in un sondaggio di Demoskopika rilanciato da Sky, dichiarano per il 90% di voler restare entro i confini dello Stivale anche per le vacanze estive. 
Sia chiaro: siamo ancora lontani dai numeri del 2019 con un -29,6% di arrivi ma si tratta comunque di una previsione di 26 miliardi di euro in più rispetto al 2021 e, se si calcolano anche gli acquisti “over quota”, ovvero tutto quanto non incluso nelle prenotazioni alberghiere ed extralberghiere, si raggiungono addirittura 40 miliardi di euro in più rispetto all’anno precedente. Tra gli Italiani, chi sceglierà una vacanza a stretto contatto con la natura sarà il 23% mentre andrà al mare il 57%. La montagna sarà la meta prediletta dal 10% dei nostri connazionali mentre si opterà per l’agriturismo nel 9% dei casi.
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Il rapporto

A livello internazionale, secondo il “Food Travel Monitor 2020”, a identificarsi in questa tipologia era la maggioranza (il 53%) di coloro che avevano viaggiato nei due anni precedenti.

Come ogni anno, in vista della “bella stagione”, Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo e già consulente del Ministero del Turismo fino allo scorso ottobre, pubblica per l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico (di cui è Presidente) il Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano che punta a fare un quadro di un settore in forte evoluzione, grazie ad analisi quantiqualitative, ricerche inedite e contributi di autorevoli esperti del mondo accademico e scientifico, nazionali e internazionali. Prima di addentrarci nei dati, è però opportuno delineare meglio il profilo del turista enogastronomico, che viene identificato in colei o colui che svolge almeno un viaggio con pernottamento e che trova nella propria motivazione primaria l’enogastronomia. Nel 2021, in Italia, ad avere operato questa scelta è stato addirittura il 55%. Il turista enogastronomico desidera vivere un insieme variegato di esperienze arricchenti e l’enogastronomia soddisfa al meglio questo suo bisogno. L’esperienza più diffusa è quella di assaggiare specialità locali in un ristorante ma anche acquistare cibo presso un food truck. Grande interesse suscitano i luoghi di produzione – aziende vitivinicole, birrifici, frantoi, caseifici, pastifici, etc. – dove poter conoscere le origini, i processi e le modalità di produzione dell’enogastronomia locale, così come gli eventi tematici.
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Come attirare il turista enogastronomico?

È vero infatti che è dai tempi di Dean Martin e del suo celebre successo che dà il titolo a questo articolo che, alla pronuncia del nome Italia, si disegnano nella mente dei viaggiatori e dei turisti nuvole di fumetto in cui compaiono pizza, vino, olio e altre straordinarie amenità del nostro Paese. Ci hanno pensato poi film come Letters to Juliet e Mangia Prega Ama a creare in tempi più recenti il mito della “buona e bella Italia”. Oggi però cosa chiede il turista? Se osserviamo le recensioni lasciate da Inglesi, Tedeschi, Americani e Australiani, si parla di cibo almeno in un caso su 5, valutando in maniera positiva l’offerta enogastronomica (85,9 punti su 100) con punteggi più alti per le pizzerie (87,2 punti su 100).

Tra le regioni più apprezzate figurano Toscana e Molise mentre le città più gettonate sono Napoli, Roma, Firenze, Milano e Venezia.

Il 66% dei nostri connazionali si dichiara poi più propenso a visitare un’azienda di produzione se ha la possibilità di ricevere informazioni durante la visita sulle scelte etiche adottate ed è la stessa percentuale che preferisce associare la visita in azienda a un’immersione nella comunità locale attraverso la partecipazione ad azioni come il raccolto o la vendemmia. Il 64% degli Italiani vorrebbe invece vedere abbinata la gastronomia all’arte e il 51% gradirebbe “adottare a distanza” un uliveto, un frutteto, un vigneto e ricevere poi a casa il prodotto quando pronto. Il 50% dei turisti valuta di buon grado la possibilità di partecipare a degustazioni “digitali” (ovvero svolte con modalità a distanza) dopo l’esperienza in loco, così da condividere quanto fatto in vacanza con parenti e amici e una percentuale simile (48%) non disdegna di svolgere tali attività anche prima di arrivare in azienda. Tra quanti poi cercano una spa tra i campi, il 53% la vedrebbe meglio associata a una visita in un’azienda olearia mentre il 51% si rilasserebbe maggiormente nei vigneti. A far crescere la domanda verso questi luoghi, è stato probabilmente il fatto che vino ed olio (due grandi attrattori per il turismo) hanno accresciuto la loro produzione anche nel periodo pandemico: l’attenzione verso il mangiar bene anche a casa ha favorito la riscoperta di prodotti eccellenti del territorio con la conseguente nascita del desiderio di conoscere da vicino la decantata bellezza dei loro luoghi di produzione.
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Il ruolo della ristorazione

Inutile negare che a fare da ambassadors dell’eccellenza gastronomica italiana sono soprattutto ristoranti e pizzerie.

Purtroppo però il biennio 2020/21 con lockdown a intermittenza non ha favorito il settore, finendo con il decretare un saldo negativo nel 2020 di -13.060 esercizi e nel 2021 di -13.952. Di contro, il settore ha saputo riadattarsi attraverso home delivery, degustazioni digitali, temporary restaurant negli alberghi, al punto che nelle guide di settore il numero di segnalazioni è addirittura aumentato. La Regione col maggior numero di esercizi di ristorazione è la Lombardia con 50.301 locali, seguita a notevole distanza dal Lazio (36.611) e dalla Campania (34.283); il Lazio però scompare dal podio quando si parla dei “certificati di eccellenza” attribuiti dalle guide di settore: svetta infatti ancora la Lombardia con 198 segnalazioni, seguita ex aequo da Campania e Piemonte con 100. Il turista ama poi prenotare la propria cena. Secondo i dati diffusi dalla piattaforma TheFork, il 15% sceglie la cucina mediterranea mentre le pizzerie sono al secondo posto con il 13%, seguite dai ristoranti che offrono specialità territoriali (12%). Si prenota soprattutto a cena (70% del totale), per due persone (61% del totale), nel weekend (60% del totale). E il 36% lo fa non prima di tre ore dalla cena. Secondo l’analisi condotta da Roberta Garibaldi, nel futuro dobbiamo aspettarci una ulteriore modifica al modello di business che si orienterà maggiormente verso il “Food as a service” (ristorazione inserita in supermercati) e le “ghost kitchen” (luoghi interamente dedicati alla consegna a domicilio), con grande attenzione però alla sostenibilità ambientale e al benessere dei dipendenti.

A tutta birra?

Discorso a parte meritano i microbirrifici che, essendo una realtà relativamente nuova per il Belpaese, hanno maggiormente subito i contraccolpi della crisi pandemica, chiudendo il 2020 a 756 realtà attive, contro le 841 dell’anno precedente. L’interesse da parte del pubblico è però in crescita e le richieste tutt’altro che difficilmente realizzabili: il 65% dei turisti italiani gradirebbe infatti vedere il processo produttivo mentre il 59% parteciperebbe volentieri a tour tra birrifici. Particolarmente curiosa poi la volontà del 57% del campione intervistato che gradirebbe diventare “mastro birraio” per un giorno.
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a cura della redazione

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