Bambini al ristorante

Se volete un futuro prospero per il vostro ristorante, aprite le porte alle famiglie e ai bambini. Si pensa, a volte, che i bambini disturbino e portino confusione dato che, per natura, sono vivaci e siano convinti che il mondo debba adattarsi a loro e non loro al mondo. Ma perché dovrebbero essere i bambini a adattarsi al mondo e non viceversa?
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Questi interrogativi si sono affacciati alla mia mente molte volte, specie in certi locali dove c’erano dei bambini, soprattutto dei maschietti, che rompevano il clima religioso che vi aleggiava, parlando a voce alta, ridendo forte, lasciando il loro posto per correre in giro, disturbando clienti e personale. Di locali ne ho visti tanti, per piacere mio personale e per lavoro, dai “tristellati” alle trattorie di campagna, alle pizzerie e su questo argomento ho maturato delle convinzioni.
È pur vero che ci sono ambienti dove alcuni (molti) vanno per esserci o per essere visti e non per mangiare: sono luoghi dove già solo occupare una sedia costa qualche centinaio di euro e qui bambini ne ho visti molto raramente, delle vere e proprie eccezioni. Solo, a volte, qualche figlio grandicello, composto, silente, espertissimo nell’arte insegnata da monsignor Della Casa. Ma questo non fa al caso nostro.
 
Cultura e professionalità
In altri ristoranti, di buon livello qualitativo, ho visto famiglie con i genitori attenti ai loro figli, per cui, anche se piccoli, si sono divertiti a scoprire piatti nuovi, parlando quasi sottovoce, muovendosi senza disturbare gli altri commensali. In questi casi, sono stato curioso ed ho voluto capire. Sicuramente - ho pensato - quei genitori sono molto attenti ai loro figli e non s’accontentano che abbiamo bei voti a scuola. Li seguono con amore vero, che significa anche educarli, insegnar loro a comportarsi bene, a rispettare gli altri, a cominciare dai loro compagni e dai loro insegnanti e, quando vanno con i loro genitori in ristorante o in pizzeria, a rispettare gli altri commensali, sapendo che non sono i padroni del mondo. Questo, quando capita, lo si vede, ma ho voluto approfondire, chiedendo poi qualche informazione al titolare o anche al maître del ristorante.
“Abbiamo una serie di piatti studiati apposta con esperti per i bambini, sia per farli mangiare, ma anche perché restino a tavola.” Ma ci sono degli esperti che insegnano queste cose?
Ecco una domanda importante. Tanti anni fa, quand’ero all’università, c’era un esame piuttosto duro su una materia denominata “Psicologia dell’età evolutiva”, con ottimi docenti, i quali insegnavano – e insegnano – a capire i minori e a farli crescere correttamente, realizzando con loro un bel rapporto empatico. E non è una materia di studio solo per insegnanti delle scuole primarie ma vale per tutti coloro che, professionalmente, hanno rapporti costanti con bambine e bambini, quindi anche i ristoratori. La cultura aiuta, una seria professionalità aiuta ma i problemi spesso restano.
 
Una riflessione
Ho conosciuto ristoratori eccellenti, specie delle ultime generazioni, che hanno studiato all’università (oggi sarebbe molto importante, ma ne scriveremo in altra occasione) o hanno frequentato corsi speciali per imparare a comportarsi in modo corretto con i minori, sapendo che la maggioranza di loro, quando va con la famiglia nei ristoranti, si comporta bene, anche per merito dei loro genitori. Gli irrequieti e i disturbatori, che ci sono, restano comunque una minoranza, ma è una minoranza che si fa sentire. Per un ristoratore - e per il suo personale - saper creare un rapporto ottimale con i bambini non è difficile ma occorre avere, come ho scritto qui sopra, le corrette conoscenze o essere portati a creare un rapporto empatico con i bambini che entrano nel ristorante (maître e camerieri bravi con i bambini se ne trovano in tante parti)… Il lettore mi conceda ora un
veloce intermezzo. Da un po’ di tempo, pur aumentando il numero delle persone che frequenta le scuole superiori e l’università, succede che sta diminuendo la capacità educativa di troppi genitori (come anche la loro stessa educazione), i quali pensano che i loro figli abbiano sempre e comunque ragione. Se a scuola prendono una insufficienza o una punizione, pensano che sia solo colpa o cattiveria degli insegnanti e, come si legge sui giornali, ci sono addirittura dei genitori che entrano nelle scuole urlando contro gli insegnanti e anche addirittura malmenandoli. E non si chiedono se sono loro a trascurare i loro figli, lasciandoli interi pomeriggi a trastullarsi con i social, pur di non essere disturbati.
E ci lamentiamo se poi i bambini disturbano al ristorante?
 
Le pizzerie
Beate le pizzerie, dove c’è più libertà, con un personale dagli occhi vigili che non si dà arie ma aiuta i genitori a calmare i più irruenti con sistemi insegnati dai docenti di psicologia dell’età evolutiva, che i camerieri neppure conoscono. Anche se ho visto la sera in numerose pizzerie degli studenti universitari servire ai tavoli la pizza e le bevande.
Il problema dei minori dal comportamento maleducato che si trovano a volte nei ristoranti resta e non basta giustificarlo ripetendo ogni momento che il mondo è cambiato, che i genitori sono stressati, che le istituzioni si occupano poco di una seria educazione degli scolari e dei giovani studenti. Ci sono - è vero - delle carenze ed oggi le sentiamo molto di più che in passato. Ma resta vero che, salvo pochi casi estremi, l’educazione dei figli è compito dei loro genitori (vien da aggiungere: ma troppe volte non
ci sono).
 
Apriamo le porte
La cosa migliore da fare, tenuto conto della situazione generale in cui stiamo vivendo, è non aver paura dei bambini in ristorante, perché saranno i clienti di domani e la ristorazione ne ha bisogno. Apriamo le porte a tutti, naturalmente badando al decoro, necessario per rispetto anche degli altri clienti; apriamo le porte come facciamo con i turisti, che la ristorazione accoglie sempre molto volentieri. Apriamo le porte a chi parla una lingua diversa dalla nostra, a chi ha la pelle di un colore diverso dal nostro, a chi ha difficoltà a muoversi, a chi è diversamente abile. Apriamo sempre col sorriso le porte del nostro ristorante, perché ce lo suggeriscono la nostra storia, la nostra cultura e la nostra civiltà. Anche ai bambini che disturbano: non succede tutti i giorni, semmai impariamo a trattarli al meglio. Non abbiamo forse studiato da adulti le lingue straniere per capirci con i turisti che arrivano da altri Paesi? Studiamo anche come accogliere al meglio chi è “diverso”, chi disturba, chi non vorremmo.
Credo che le associazioni di categoria, oltre a tenere la contabilità del ristorante, dovrebbero organizzare dei corsi di formazione anche sulla psicologia del comportamento con i clienti, specie con i più piccoli. Ci sono già associazioni che lo fanno ma dovrebbe essere un impegno diffuso in tutta Italia. Sarebbe un ulteriore segno della nostra grande civiltà.
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di Giampiero Rorato

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