In un mondo sempre più digitale, la pizza è sempre più gourmet

Stiamo vivendo in una fase di veloce evoluzione, come testimoniano ampiamente i social e gli strumenti che adoperiamo per conoscere, essere aggiornati e comunicare. Questa stessa rivista, col suo sito internet, può essere letta e consultata in tutto il mondo e non solo questo numero, ma anche i precedenti, per cui è possibile, per chi lo desidera, approfondire non solo le tante tematiche riguardanti il mondo della pizza e le materie prime che servono per confezionarla, ma anche argomenti che riguardano la ristorazione in generale, i dolci, il vino, la birra, il turismo e altro ancora.
Strumenti e modi di comunicare ignoti all’inizio del presente secolo – e sono trascorsi meno di vent’anni – sono oggi nelle mani dei millenials, la generazione tra i 18 e i 34 anni che è poi la prima generazione iperconnessa. Se sono la connessione a 100 MB, la strumentazione digitale, lo smartphone, il tablet e così via la base attuale per comunicare, come sono realmente i rapporti umani, il colloquio diretto, la lettura dei giornali e dei media in genere? Sono come nella generazione premillenials o sono cambiati? Queste domande - che, alla fin fine, riguardano i rapporti fra le persone, la conoscenza reale dei fatti che succedono nel mondo, la possibilità di una valutazione personale sui problemi della comunità in cui si vive - hanno una risposta seria o si accetta per buono ciò che si legge nei social network? Dalle risposte che diamo a queste domande dipende il nostro modo di essere nella società: o persone consapevoli e responsabili o gregari di chi grida più forte o di chi occupa con più forza i social.
Appartiene a quest’ambito anche la pubblicità, il cui scopo è spingere la gente a scegliere quel prodotto, quel negozio, quel vino, quella marca di scarpe, quel ristorante, quella pizzeria, ecc. ed è evidente che chi ha un ristorante, una pizzeria, una pasticceria, una cantina e simili deve essere molto attento a queste cose. E sorge qui un’altra domanda: ma noi siamo liberi di scegliere o succubi della pubblicità, specie di quella occulta? Come si fa ad essere davvero liberi nella scelta d’un prodotto, d’una marca di scarpe, di una pizzeria, di una tipologia di birra? Questo è il problema dei millenials e non solo, perché è facile e addirittura siamo spinti a seguire le mode, i prodotti più presenti in una pubblicità spesso ossessiva, il vino più celebrato, il ristorante più sostenuto dai media, mentre è molto più difficile compiere delle ricerche personali, provare, sperimentare, approfondire e, molto spesso, non c’è neppure il tempo per farlo. Lo stesso vale anche in politica, dove è più facile seguire l’andazzo che compiere delle scelte attentamente meditate.
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Il mondo della pizza

Questo è il mondo di oggi, è vero, ma non siamo certo costretti a seguire l’onda più alta, perché abbiamo la capacità di ragionare, di non accodarci alla massa in cammino, di capire quando sbagliamo, di scegliere con intelligenza. E questa capacità di scegliere in libertà è data principalmente dalla cultura, che non significa sapere le poesie a memoria, ma compiere delle scelte oculate dopo attenta valutazione, dando alla pubblicità il valore che realmente ha. E dalla teoria veniamo ora alla pratica. Il mondo della pizza in questi ultimi anni è molto cresciuto, costringendo a crescere anche le industrie collegate, i mulini, le fabbriche di forni, le aziende che producono le farce, ecc. E, guarda caso, la cultura professionale di tantissimi pizzaioli è cresciuta grazie al confronto con i colleghi, alla presa d’atto che la farina prima impiegata non era soddisfacente, per cui si sono provate altre farine; quella salsa di pomodoro, quei funghi sott’olio, quella mozzarella non erano graditi a tutti i clienti della pizzeria e li si è cambiati. 
Il Campionato mondiale della Pizza, giunto alla 28° edizione, ne ha visti di confronti fra pizzaioli, centinaia e centinaia di gare, discussioni sui prodotti, sulle tecniche operative, sui forni e gli strumenti di lavoro.  E le migliaia di pizzaioli che in 27 anni hanno partecipato a questo straordinario evento non si sono parlati con strumenti digitali, ma guardandosi negli occhi, confidandosi le scelte compiute, i diversi modi di lavorazione. E, grazie anche, ma direi, soprattutto a questi incontri, i pizzaioli di tutto il mondo sono arrivati in questi ultimi anni a produrre pizze davvero gourmet, cioè pizze non per saziare la fame soltanto, ma per regalare nuove e interessanti sensazioni gustative e delle vere e proprie soddisfazioni gastronomiche. Gli incontri al Campionato Mondiale della Pizza hanno prodotto una grande cultura professionale, una miglior conoscenza dei prodotti e, di conseguenza, nella propria pizzeria, una scelta più attenta dei prodotti impiegati, privilegiando la qualità. Si possono usare i social, certo, ma non si deve esserne schiavi. Si deve essere al passo coi tempi in continua evoluzione, ma da protagonisti nel lavoro come nella società, perché è vero che il mondo cambia e non dobbiamo lasciare che a cambiarlo siano i più furbi, magari a nostro danno. Ecco perché in un mondo che cambia ed è sempre più digitale non si deve seguire l’onda montante, ma la propria testa in un continuo confronto con chi ci è più vicino.
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di Giampiero Rorato

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