Pizza e Pasta italiana
La rivista nata nel 1989, è la più conosciuta al mondo nel settore specifico e più generalmente nel settore Ristorazione con pizza e Ristorazione classica. Oltre 25 anni di editoria specializzata per operatori del settore. Sfoglia la rivista online: tutto quello che succede nel mondo pizza, e non solo, viene riportato con precisi reportage, rubriche e redazionali.
Editoriale del Mese
Sono stanco. Direte voi: “e che ce frega?”. Peccato sia questa la risposta che spesso date anche ai vostri collaboratori e dipendenti quando vi chiedono un giorno di permesso o, peggio, di ferie. Sì, perché chi lavora nella ristorazione (e anche chi scrive di pizza, cucina e agroalimentare) parla spesso di “sacrifici” e “rinunce”, di questioni che portano alle separazioni dagli affetti più cari a causa di “disorientamento” e “incomprensioni”. Ma è davvero questo il mondo del cibo che vogliamo costruire? È questo il futuro che crediamo di meritarci?
Vorrei, a tale proposito, raccontarvi una storia: «se mettete una pallina su un piano inclinato, la pallina comincia a scendere e, per quanto impercettibile sia l’inclinazione, inizia a correre e correre sempre più veloce. Fermarla è impossibile. Ma, per fortuna, gli uomini non sono palline: basta un gesto, un’occhiata, una frase qualsiasi a fermare il corso delle cose». Confesso che la storia non è mia ma
la narra la voce di Aldo Baglio nel film Chiedimi se sono felice. Sapete come si conclude la scena? Con una triste – ma troppo spesso vera – affermazione di Aldo che ci ricorda che è vero che gli uomini non sono palline ma che spesso non c’è alcuna volontà di fermare la velocità di quella pallina che corre all’impazzata.
So che la mia è una battaglia contro i mulini a vento, perché - in fondo - chi legge questo giornale (ma anche chi lo scrive) fa un mestiere che gli piace e, quindi, trova spesso conforto nel proprio lavoro e le “rinunce”, nella concretezza dei fatti, non sono davvero tali ma concessioni a favore di ciò che amiamo davvero. Così, la nostra “pallina” accelera fino a rendere quasi impossibile riacciuffarla e riacquistare il controllo del suo movimento. In questo numero, però, proviamo a raccontarvi qualche storia che ci ricorda che lavorare in una pizzeria o in un ristorante può ancora essere “umano”, consentendoci anche di trascorrere del tempo insieme a chi non fa lo stesso mestiere, se davvero lo vogliamo. Magari rinunciando a qualche ora di lavoro. E voi lo volete davvero? Che si tratti di un rapporto umano o professionale, sarebbe bello poter credere che non siamo schegge impazzite nell’Universo.
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di Antonio Puzzi
Selezione
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